Le coltivazioni e gli allevamenti alternativi…che cosa e come!

Ormai la domanda fatidica di molti agricoltori, a noi Agronomi è: “Ma che cosa posso coltivare (o allevare) di nuovo e che sia redditizio?”.

Domanda da un milione di dollari come si suol dire. Oggi le congiunture economiche nazionali ed europee, se non mondiali, se parliamo di cereali, non sono più così favorevoli per puntare su ordinamenti colturali classici, a meno che non si disponga di una buona organizzazione aziendale e di mercato con superfici agricole utilizzate perlopiù accorpate e di medio-grandi dimensioni (almeno >300 ha). Le ultime PAC non hanno favorito le produzioni italiane un tempo di alto reddito (barbabietola da zuccheri) e le altre rimaste negli ordinamenti (cereali e oleaginose). Gli agricoltori arrancano in ogni campagna per portare a pareggio il bilancio aziendale e ottenere una soddisfacente PLV. Tutti i settori agricoli non navigano in acque tranquille. Le piccole e medie aziende stanno allora valutando di inserire “nuove” coltivazioni (o allevamenti) che possano integrare il reddito aziendale e magari, con la specializzazione produttiva, diventare elementi determinanti e trainanti dell’azienda.

Si sono affacciate già da qualche tempo nuove coltivazioni come la QUINOA, coltivazione che sembra dare anche nei nostri ambienti italiani delle buone e soddisfacenti produzioni. Da noi la QUINOA è arrivata di recente, da poco più di dieci anni e ultimamente è diventato un alimento modaiolo, ma viene coltivata da oltre 5000 anni negli altipiani dell’America meridionale, in particolare Perù e Bolivia ed era il seme sacro degli Incas. Grazie anche alle prove sperimentali del CREA di Foggia.

La STEVIA, pianta erbacea che produce sostanze edulcoranti, sta sostituendo il tabacco in alcune aree del centro-sud Italia e la sua richiesta sta aumentando. La STEVIA appartiene alla famiglia delle Asteracee. Per molti secoli le popolazioni Guaraní dell’America del Sud hanno usato le foglie di stevia come dolcificanti naturali. Oggi sappiamo che sono prive di calorie.

Anche la coltivazione del GOJI sta prendendo piede in alcune aree italiane ove sembra essersi acclimatato dal punto di vista pedoclimatico. Il GOJI è un arbusto che cresce spontaneamente in molte regioni asiatiche, come la valle himalayana, la Mongolia, il Tibet e la Cina.

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Lo ZAFFERANO già conosciuto e coltivato (e certificato a denominazione) in alcune aree tipiche italiane è replicato oggi da molti agricoltori che insistono in territori storicamente vocati e in “regola” con le esigenze edafiche della pianta e che stanno sfruttando la possibilità di implementare delle nuove coltivazioni integrative.

Per i piccoli allevamenti alcune esperienze di allevamento di lombrichi hanno dato ottimi risultati per la produzione di ammendante organico ottimo per l’orticoltura e la floricoltura. L’allevamento delle lumache altro piccolo allevamento da tenere in considerazione per la produzione della carne e del cosiddetto “caviale di lumaca” oggi molto ricercato

La scelta di avviare una nuova coltivazione o un nuovo allevamento ha necessità obbligata di effettuare uno studio preliminare ed elaborare un corretto giudizio di convenienza economica che evidenzino la capacità e solidità imprenditoriale, realizzare un business-plan per verificare la fattibilità e la redditività degli investimenti e i tempi di rientro e ammortamento, verificare gli sbocchi di mercato con il posizionamento dei prodotti, verificare l’accesso a contributi pubblici. Quindi nulla all’improvvisazione o all’euforia della “novità” ma scienza e coscienza nelle scelte e nella progettazione.

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